Oliver continua a fare progressi. Il suo vocabolario diventa di giorno in giorno più ricco e articolato. A volte rimango impressionata dalla sua proprietà di linguaggio. Per esempio quando la nostra gatta è in casa lui dice “gatta”, ma quando è in giardino a giocare con i gatti dei vicini lui dice “gatti”. Per inciso riesce a dire anche il suo nome, parzialmente, ovvero anzichè Lucrezia dice “ezia”. L’altra sera la cercava in casa e mi diceva “ezia? non ci sta!”. E quando io mi sono messa a chiamarla col classico rumore che si fa con la bocca, stile lanciare baci, lui ha provato a copiare il mio verso, con esiti esilaranti.
Una volta che stavo guidando e ho frenato mi ha detto “attenta!”. Così come alla maestra che era salita sullo scaleo per decorare l’albero di Natale ha detto “scendi scendi”.
All’asilo ha imparato quasi tutti i nomi dei bambini, oltre alla sua adorata Anna, c’è anca (=Bianca), apo (Lapo), Babiele (Gabriele), Coco’ (sarebbe Cosimo ma lo chiamano tutti così). E infine ha chiamato pure sè stesso: Oibe (=Oliver). Che tenerezza.
Oltre a dire i nomi, mi fa ridere quando se ne esce con frasi tipo quella dell’altra sera, in macchina, quando ha visto la luna, si è tutto emozionato e ha strillato “La luna! accesa!”.
Le maestre dell’asilo sono impressionate quanto me – ha pur sempre 1 anno e 7 mesi – e mi chiedono se lo mando di nascosto a ripetizione d’italiano!
Ma in effetti chiacchera molto, alternando parole corrette a un suo gergo. E io starei ad ascoltarlo per ore e a registrarlo.
Quando per esempio fa le cose per conto suo, ripete “alora, alora…” (allora).
Quando mi porge la “canna” (=chiave) della macchina mi dice “guda” (=guida!).
Quando prende il “mando” (telecomando) e mi chiede di accendere la “pu” (televisione… forse pu sta per pubblicità? mah).
Quando gli cambio il “panno” (…lino) e mi dice “schifo…. puzza…” e poi lo butta nel cestino. Addirittura quando passiamo davanti ai cassonetti ha imparato che ce lo butto e infatti ripete “panno panno”.
Quando mangia e chiede ancora “maggio” (formaggio) o un po’ di “popputto” (prosciutto, anche se è salmone).
E quando infine, dopo aver letto il suo libro preferito che chiama “Bimbo bimbo” (perché ogni pagina inizia così), dopo (aver lavato) “denti”, e aver chiesto (di andare nel) “letto”, mi dice “mano mano” (perché vuole stringerla per pochi minuti) e poi mi augura “buonanotte”. E io lo guardo colma di amore.