Sembra ieri che avevo Oliver nel pancione e invece il 30 aprile ha compiuto 1 anno. I primi 6 mesi sono stati duri, ma anche quelli successivi, in un eterno rincorrersi fra lavoro, casa e famiglia, non sono stati da meno; ma nonostante le notti insonni, il fisico che fatica a tornare in forma, i lavori persi e tutto il resto, il mio bilancio è … favoloso.
Non pensavo che avrei amato cosi tanto mio figlio. Non sono una di quelle donne che è cresciuta col mito dei figli, la mia vocazione materna era pari a zero; ho passato molti anni a dubitare del fatto che non avrei mai avuto una famiglia. E invece, ora che ho questo tesoro di 74 cm che comincia a dire ma-mma-ma e mi abbraccia ogni volta che mi vede, capisco che non c’è cosa al mondo che valga di più, per me.
Ancora non cammina, o meglio cammina se gli dai la mano, ma da solo non se la sente. Si vede che ha voglia di esplorare il mondo, ma non si lascia andare. I primi passi li ha fatti a Fuerteventura, quando aveva 10 mesi, ma ora è molto più spedito. Pero’ quando non può contare sulla mia mano, e vuole spostarsi, gattona. Velocissimo.
Ovviamente non parla, dice poche sillabe (ma-ma per lo più, a volte ba-ba) ma comincia a capire quando gli dici le cose, soprattutto i “no”.
Comincia anche a salutare con la mano quando gli dici “fai ciao!” e a lanciare baci se gli dici “butta bacio!”.
Mangia più o meno tutto quello che mangiamo noi. Qualche volta proviamo ancora a dargli le sue pappette, ma appena vede il nostro piatto strepita, diciamo pure urla, per assaggiare quello che mangiamo noi. Posso dire che adora la pasta: i fusilli anche senza condimento, solo con olio e formaggio, li divora. Glieli metto davanti sul seggiolone e lui se li mangia da solo, prendendoli con le manine.
Va in brodo di giuggiole quando vede le nonne, e sa che di fianco a casa mia c’è la casa dei miei genitori. Appena ne ha l’occasione sguscia fuori e mi fa capire che vuole andare verso la porta della casa dei nonni.
Ama stare scalzo, non fai a tempo a mettergli i calzini che se li toglie. Io ormai mi sono rassegnata ma ogni tanto qualche adulto (zie, amiche di famiglia, ecc.) inorridisce alla vista di quei piedini nudi. “ma non ha freddo?”
A settembre lo manderemo al nido, abbiamo dovuto scegliere questa opzione perché con i nostri lavori super indaffarati sta diventando impossibile conciliare tutto. So già che sentiro’ la sua mancanza durante il giorno, ma ho visitato la struttura – un piccolo asilo nido privato con solo 10 bambini, un giardinetto e tante belle attività manuali – e ho visto che gli insegneranno a fare tante cose, gli daranno un po’ di quelle regole e orari, che io a volte fatico a imporre.
E’ sempre bello, sorridente, solare. So che tutte le mamme lo dicono. Ma lui è un tesoro con tutti. Mi è capitato di lasciarlo a perfetti sconosciuti e non ha fatto minimamente storie. La frase più ricorrente quando lo vado a riprendere è “ma è buonissimo!”.
Ci sono giorni in cui faccio fatica ad arrivare a fine giornata, sono stanca e piena di sensi di colpa per il lavoro trascurato o per la mia vita personale inesistente; in quei momenti desidero che cresca in fretta. Al tempo stesso sono consapevole che rimpiangerò questo periodo.
Voglio memorizzare nel mio cuore ogni singolo istante di questo primo anno insieme e scrivere le cose che fa ora Oliver, per non rischiare di scordarle. Perché amo ogni singolo momento insieme.
Quando la mattina si sveglia nel lettone – si, a volte dorme nel lettone, lo so che non si dovrebbe, ma tanto è inutile mentire – e mi vede e mi sorride con gli occhi innamorati;
quando con il ditino punta le cose che non sa chiamare ma che vuole toccare;
quando la sera lo spoglio per fargli il bagnetto e lui capisce che sta per entrare nell’acqua calda e fa gridolini di piacere;
quando si addormenta sulla mia pancia, dopo averci giocato facendo le pernacchie;
quando tira il pelo a Lucrezia (la mia paziente gatta) con la quale condivide la pancia, e poi si gira verso di me con aria interrogativa e curiosa;
quando in albergo lo metto dentro al girello e comincia a perlustrare la hall in lungo e largo, desiderando di poter uscire dalla porta, se qualche cliente si dimentica di chiuderla;
quando si accorge che c’è una maniglia (di una porta) con la quale giocare e ti fa capire che vorrebbe esser preso in collo per arrivare alla giusta altezza;
quando gattona svelto verso il giardino, o in mezzo al giardino, pronto a mangiare ogni sasso o margherita che trova per la strada;
quando infine crolla sfinito a fine giornata e dorme, a volte anche a bocca aperta, bello come un angelo, con quei ricci dorati che mi domando da chi avrà preso.
In tutti questi momenti lo vorrei fotografare o fargli un video per immortalare l’attimo e la mia emozione.
In questi momenti mi rendo conto di quanto è bello essere mamma.